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giovedì 10 ottobre 2019

Giovanni Battista Picotti in memoriam. Insigne Professore di Storia medioevale e moderna dell’Università degli Studi di Pisa. Biografia

Giovanni Battista Picotti
Giovanni Battista Picotti
(Verona, 5 maggio 1878 - Pisa, 5 maggio 1970), in ricordo del docente di Storia medioevale e moderna  dell’Università degli Studi di Pisa -  Giovanni-Battista-Picotti, in-memoriam, Docente-universotario, Professore, storia, storico, Picotti, Verona, Università, Famiglia-Picotti, Pisa, ricordo, GiovanniBattistaPicotti - 

 La biografia: di Cinzio Violante :  
"Con il prof. Picotti l’Università di Pisa perde uno dei suoi più insigni maestri,
Giovanni Battista Picotti
che a lungo la onorarono con l’insegnamento cattedratico, con la pubblicazione di opere numerose e importanti, con la formazione di studiosi che si affermarono nel campo della ricerca con una efficace attività educatrice di giovani alunni.


Giovan Battista Picotti era nato a Verona nel 1878, si era iscritto giovanissimo alla Facoltà di lettere 
Giovanni Battista Picotti
della Università di Padova; e ivi conseguì brillantemente, a soli vent’anni, la laurea in Lettere, discutendo una tesi di letteratura italiana su argomento dantesco.



Già in quegli anni,della prima giovinezza dimostrò un vivace impegno pubblico, dando origine ad un circolo studentesco e partecipando attivamente alla vita religiosa e 
Giovanni Battista Picotti
 politica del suo ambiente, nel quale spiccava la forte personalità di uno studente in filosofia alquanto più anziano, il futuro filosofo Giuseppe Zamboni.


Letterari furono i primi scritti del giovane Picotti, alcuni riferentisi appunto a temi danteschi. E da questa esperienza di studi sorse e si sviluppò il suo volume su “I Caminesi e le loro signorie in Treviso” (Livorno, 1905).

Il Picotti iniziò presto la sua carriera di insegnante nelle scuole secondarie: nel ginnasio inferiore, poi in quello superiore, poi anche nel liceo classico, e infine nella presidenza del liceo. Questi progressi di carriera determinarono una lunga peregrinazione per tutta la penisola, dovendosi egli spostare da una sede a un’altra più vicina ai centri di studio, e poi riprendere
Giovanni Battista Picotti
il cammino verso una nuova sede remota assegnatagli dopo il passaggio a un ordine superiore di scuola, e di ricompiere un nuovo avvicinamento a sedi più propizie alle ricerche storiche. Da Fano e da Trapani, a Sanremo, a Pistoia, a Bologna, a Potenza, di nuovo a Fano e Bologna, egli peregrinò con la sua famiglia che intanto si accresceva di numero di figlioli.


Il Picotti maturò in quegli anni una profonda esperienza della scuola secondaria italiana, per la quale conservò il massimo interesse e il più vivo amore, come dimostrò assumendo spesso l’onere di ispezioni e accettando sempre, anzi sollecitando la presidenza degli esami di Stato finché l’avanzare estremo dell’età non glielo impedì.

Dopo il libro sui Caminesi, il Picotti scrisse una fitta serie di saggi su argomenti di letteratura umanistica, che furono poi raccolti
Via Giovanni Battista Picotti 37138 Verona VR
nel volume “Ricerche umanistiche” (Firenze, 1946). Questi saggi hanno segnato una tappa fondamentale negli studi di filologia e di letteratura umanistica, nel quale campo rimangono in molti punti insuperati per la felice combinazione degli interessi letterari con quegli storici. Sul Poliziano, in maniera particolare, le pagine scritte dal Picotti rimangono ancora valide e stimolanti per le future ricerche.


Ma, studiando il periodo dell’Umanesimo, il Picotti aveva già cominciato ad occuparsi di storia pontificia, soprattutto di quel Pio II che
Marco Picotti e Nini Bonazzi fine anni 40
fu uno dei personaggi che maggiormente attrassero la sua attenzione. Ne è una prova il grosso volume su “La Dieta di Mantova e la politica dei Veneziani” (Venezia, 1912). Seguirono le molte indagini su Alessandro VI, su Giulio II, su Leone X. Preceduto da una serie di studi preparatori, apparve finalmente il poderoso volume intitolato, modestamente, “La giovinezza di Leone X” (Milano, 1928), presto tradotto in francese. Nelle circa settecento pagine, fittissime, di questa opera, c’è gran parte della storia di un momento importante del Rinascimento italiano, ed europeo; della storia culturale, religiosa, politica ed artistica, in particolare di Firenze e di Roma.


In quello stesso periodo (1926), il Picotti era ritornato a meditare sul carattere generale delle signorie italiane, con un memorabile saggio apparso nel volume XLIII della «Rivista storica italiana»,
Picòtti, Giovanni Battista  su treccani  Enciclopedia on line  Picòtti, Giovanni Battista. - Storico italiano (Verona 1878 - Pisa 1970); prof. (1925) nell'univ. di Cagliari, e subito dopo nell'univ. di Pisa, di storia medievale e moderna. Tra le sue opere: I Caminesi e la loro signoria in Treviso (1905); La dieta di Mantova e la politica dei Veneziani (1912); La giovinezza di Leone X (1928); e numerosi saggi, tra i quali, oltre a quelli raccolti nei volumi Ricerche umanistiche (1955) e Scritti vari di storia pisana e toscana (1968), si ricordano: Osservazioni sulla datazione dei documenti privati pisani nell'alto medio evo, con uno studio sulla cronologia dei vescovi pisani del sec. IX (1966); Osservazioni sui caratteri delle signorie italiane (1968).
dove egli distingue gli aspetti giuridico-formali della legittimità del potere signorile, dagli aspetti sostanzialmente rivoluzionari della loro realtà politica. In quel tempo il Picotti si rivolse anche allo studio dell’età tardo-antica e del primo medioevo, con alcuni saggi sulle incoronazioni imperiali dei secoli V e VI, sul patricius nell’ultima età imperiale e nei primi regni barbarici, sul senato romano al tempo del processo di Boezio: saggi che avrebbe poi ripresi nella sua piena maturità, il 1939, ed infine negli ultimi anni (1956-58) della sua robusta attività di storico.


Questo spostamento di interesse verso l’età tardo-antica e alto-medioevale fu forse determinato dall’inizio dell’insegnamento universitario a Pisa. Infatti il Picotti, dopo avere insegnato un anno nell’Università di Cagliari, in seguito a vittoria in un concorso di Storia medioevale e moderna, fu il 16 ottobre 1925 chiamato ad insegnare queste discipline nella Facoltà di lettere dell’Università di Pisa. Qui il Picotti sentì vivamente la responsabilità di succedere - dopo circa un decennio - al grande medioevalista Crivellucci e ne riprese spesso, puntualmente, i temi, specialmente nei corsi universitari. Egli sentiva, unicamente ad ammirazione per il grande maestro che era stato il fondatore della scuola storica pisana, la responsabilità di doverne rivedere criticamente alcune interpretazioni che riteneva influenzate da una ideologia che non condivideva. Così, il tema della funzione storica esercitata dalla Chiesa nell’ambito dell’Impero romano e poi di fronte ai regni barbarici, divenne uno dei temi sui quali con maggiore impegno si concentrò l’attenzione critica del Picotti, riprendendo alcuni motivi ed alcune polemiche del Duchesne.

È parso a qualcuno che il Picotti fosse soprattutto un lavoratore di straordinaria instancabilità, un erudito dalla curiosità sconfinata e dalla memoria di ferro, un filologo dotato di acume critico, felicissimo nelle questioni particolari uno storico di tipo positivistico, preoccupato essenzialmente dell’accertamento dei dati di fatto, ma in fondo privo di un personale interesse per i grandi problemi storici. Nulla appare più errato di questo giudizio limitativo a chi non solo abbia conosciuto personalmente il Picotti, ascoltato le sue lezioni, partecipato alle discussioni dei suoi seminari, ma sia anche riuscito a meditare nel loro insieme le sue opere, dense di contributi spesso originali e sempre critici nel campo dei dati di fatto, e di quelle opere abbia saputo individuare i profondi motivi aspiratori.

I due grandi temi sui quali si fermava l’attenzione dello storico Picotti erano il tema dell’Umanesimo e del Rinascimento, soprattutto la storia dei papi in questa epoca, e il tema dell’Impero romano cristiano e poi della Chiesa di fronte ai barbari.

Cattolico militante fino dalla prima giovinezza, cresciuto nel vivacissimo e contrastato ambiente del cattolicesimo veneto, osservatore non distaccato della crisi modernista, tormentato dal contrasto dilacerante che si era creato, fra la Chiesa e lo Stato in Italia e tra la Chiesa e la cultura moderna, il Picotti fu un tipico rappresentante di quegli uomini che si erano, formati durante il pontificato di Leone XIII.

Pertanto, naturalmente, il suo interesse fu rivolto prima verso la cultura letteraria umanistica, poi verso l’azione politica, religiosa, culturale e artistica dei papi dell’Umanesimo e del Rinascimento. Egli volle studiare infatti quanta e quale parte avessero avuto i pontefici romani in quel grande periodo che dalla storiografia allora dominante, era ritenuto il periodo del definitivo distacco del papato e della Chiesa dalla civiltà moderna.

Il Picotti vide quanto l’azione politica dei papi da lui studiati si inserisse inestricabilmente nella rete dell’azione politico-diplomatica e militare degli stati italiani e di quelli europei e nei rapporti di questi con la dilagante potenza turca. Ma la sua intuizione più geniale, e quella storicamente più feconda, fu di avere colto quanto vivamente sentito e non di rado anche determinante fosse in alcuni di quei pontefici, l’ideale e l’impegno della crociata. Egli mostrò come a volte fu questa preoccupazione il filo conduttore della intrigata politica pontificia; soprattutto illustrò la importanza di questo motivo ideale nella vita del pontefice Pio II, nel cui spirito esso si mescolava ad altri interessi e motivazioni di carattere culturale, tipicamente umanistici.

Il Picotti mise obiettivamente in luce anche i meriti che in campo ecclesiastico ebbero pure pontefici di non irreprensibile condotta morale di tiepido impegno religioso, ma per lo stesso motivo, di obiettività ritenne suo dovere storico indagare spietatamente sino in fondo nella personalità e nella condotta morale e religiosa di quei pontefici non fermandosi di fronte ad ammonimenti alla prudenza che gli venivano non solo da studiosi timorati, ma anche da autorità ecclesiastiche e perfino da autorità politiche.

Lo studio dei primi tempi della Chiesa nel quadro dell’Impero romano e di fronte ai regni barbarici rispondeva a una esigenza simile: dimostrare l’apporto che la Chiesa aveva dato allo sviluppo della civiltà romana e alla continuità della vita economica, sociale e istituzionale in un momento difficile, e, infine, la funzione di difesa della civiltà antica e delle sue tradizioni che essa aveva svolto di fronte alle minacce ed alle pressioni dei sovrani barbarici.

Nel Picotti si sentiva ancora perdurare vivissima la polemica della storiografia cattolica contro le teorie del Gibbon, che aveva attribuito al Cristianesimo e alla Chiesa la causa della decadenza dell’Impero Romano, e si sentiva attualissima la polemica contro il Malfatti e il Crivellucci che avevano minimizzato la violenza e la distruzione dei sovrani barbarici nei riguardi delle istituzioni ecclesiastiche’e avevano, pertanto, ridimensionato le ragioni della formazione del dominio temporale dei papi e dato su di questo un giudizio storicamente severo.

A Pisa il Picotti non trovò un ambiente culturalmente e scientificamente propizio al suo temperamento di studioso e al suo metodo di ricerca. Vi dominava la cultura filosofica neo-idealistica che entusiasmava gli studenti e ne esaltava l’impegno ideologico, sicché quel solenne e austero professore veneto poteva apparire, con le sue critiche filologiche puntuali e con la vigorosa passione per i temi di storia ecclesiastica che impegnavano il suo spirito, a volte pedante e a volte retorico.

E se letterarie e ben tornite erano le affollate lezioni di storia medioevale o di storia moderna che il Picotti teneva, con alternanza di un anno, nella grande aula I della Sapienza, erano invece un modello di pacata discussione critica, fatta in comune, le sue esercitazioni riservate ai laureandi, e lo erano anche le lezioni di palcografia e diplomatica che si svolgevano spesso su problemi concreti, su esempi pratici, sulla base di osservazioni e di critiche, a volte estemporanee, a volte derivate dalla lunghissima esperienza di ricercatore.

Ma il migliore degli allievi della scuola filosofica neo-idealistica pisana, Delio Cantimori, si fece storico, e storico fra i più concreti, divenendo alunno del Picotti che egli cominciò a conoscere nel giusto valore e ad ammirare soltanto durante la discussione della propria tesi di laurea. E Cantimori serbò poi, e non nascose agli amici, il più caro ricordo di quel momento decisivo per la sua carriera di storico, e conservò poi sempre la più sincera gratitudine e ammirazione per il Picotti.

Alunno di Picotti, da lui addestrato nel metodo e avviato in maniera decisiva agli studi dell’età gregoriana, fu il compianto Arsenio Frugoni. Da Michele Maccarrone a Giuseppe Rossi Sabatini e a Giulio Cervani, da Emilio Cristiani a Ottavio Banti e a chi scrive, molti sono coloro che vennero avviati agli studi di storia medioevale dal prof. Picotti.

Nel 1930 il Picotti, reagendo all’ostilità dell’ambiente e ricollegandosi idealmente, attraverso l’amico e collega Augusto Mancini, alla scuola del Crivellucci, fondò con pochi altri cultori la Società storica pisana e riprese la tradizione degli studi di storia locale che era stata abbandonata dopo gli eccellenti esempi di Gioacchino Volpe, di Pietro Silva e di altri alunni del Crivellucci e poi del Salvemini.

Nacquero così alcuni scritti sparsi di Picotti sulla storia di Pisa medioevale e moderna (raccolti in volume dalla Società storica pisana nel 1968) e soprattutto un lungo impegnativo saggio sulla datazione dei documenti pisani e lucchesi, dal quale derivò un articolo sulla cronologia dei vescovi pisani nel secolo IX: in questi studi di storia locale e di diplomatica abbondano tuttavia accuratissime osservazioni di carattere prettamente storico a proposito dell’adesione di questo o di quel sistema di datazione, o a proposito dell’azione politica di questo o di quel vescovo.

Tralasciando di esaminare le numerosissime voci sciatte, per l’Enciclopedia italiana (riferentisi al tardo antico, all’alto medio-evo, o alla storia dei papi nell’età medioevale e moderna), accenno ancora solo a due solidi saggi sulla parentela dei papi Gregorio VI e Gregorio VII, scritti durante la seconda guerra mondiale.

Negli ultimi anni della sua lunga e feconda attività il Picotti riprese il tema della politica religiosa di Teodorico nella Settimana di studio spoletina del 1956 e poi (il 1958) negli studi in onore di Gioacchino Volpe. Ma fra gli ultimi suoi scritti di grande impegno storiografico furono anche nuove ricerche su un papa del Rinascimento, svolte dal Picotti in occasione di una lunga, vivace, puntuale polemica con il suo antico amico Giovanni Soranzo («Rivista di storia della Chiesa in Italia», 1952-1954). Il Picotti affermava ancora una volta il carattere politico, di alcuni atteggiamenti del papa e combatteva il tentativo apologetico di mascherarne e di attenuarne le colpe private. In occasione di questa polemica, il Picotti aveva modo di affermare la sua fede nella verità storica come bene supremo e il suo impegno di rispettarla in ogni occasione. Questa convinzione e questo proposito non erano soltanto l’essenza della storiografia picottiana, ma erano anche un impegno religioso e politico. Nel Picotti, infatti, l’interesse e l’attività di studioso non si possono scindere da quelli dell’uomo di fede, di cittadino, di padre di famiglia. Gran parte di tutto quello che nel campo della ricerca e dell’insegnamento egli ha realizzato, è merito anche della famiglia che egli seppe crearsi: la famiglia che lo seguì nelle peregrinazioni in cerca di una sede che gli consentisse di studiare e che accolse poi, a Pisa, con affettuosa cordialità gli studenti e i collaboratori di lui. Già da sempre, ben prima che ragioni politiche ed escogitazioni pedagogistiche ne facessero petulante richiesta, il Picotti aveva realizzato la felice condizione del dialogo franco, aperto, cordiale con i suoi alunni, dialogo che si allargava agli altri membri della sua famiglia, poiché la sua casa era l’approdo di molti studenti, di molti giovani, insieme con l’anziano collega: soprattutto viva era la presenza di Giorgio Pasquali, che per la sua alacrità di spirito ed esuberanza di carattere era vicinissime al Picotti.

Fu per questo che egli, anche se di carattere non facile, divenne naturalmente – e lo scrivo senza ombra di retorica – un maestro di esperienza e di vita per tutti noi suoi alunni.



Cinzio Violante



Da: Annuario dell’Università degli Studi di Pisa per l’anno accademico 1969-1970

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 allegati  : Violante, C. - Il giovane Picotti e il professor Giuseppe Toniolo: un breve incontro (1898-1899)

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[PDF]Violante, C. - Il giovane Picotti e il professor Giuseppe Toniolo
www.sba.unipi.it › sites › default › files › persona_archivio › piccotti
IL GIOVANE PICOTTI. E IL PROFESSOR GIUSEPPE TONIOLO: *. UN BREVE INCONTRO (1898-1899). Non ancora ventenne, Giovanni Battista Picotti, ...
Giuseppe Toniolo. Il pensiero e l'opera
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Romano Molesti - 2005 - ‎Business & Economics
VIOLANTE C., Il giovane Picotti e il professor Giuseppe Toniolo: un breve incontro (1898-1899), "Bollettino storico pisano", 49 (1980), pp. 431-435. VlSTALLI F.
Personalities - Picotti Giovan Battista - SIUSA
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Qui conobbe e frequentò Giuseppe Toniolo, Luigi Olivi, Francesco Acri, il futuro cardinale di Firenze Elia ... C. Violante, "Il giovane P. e il professor Giuseppe Toniolo. Un breve incontro (1898-1899)", in «Bollettino storico pisano», 1980, vol.
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Bibliografia di Raoul Manselli, a cura di E.Pasztor, Spoleto 1994 .... C.Violante, Il giovane Picotti e il professor Giuseppe Toniolo: un breve incontro (1898/1899), ...
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Via Giovanni Battista Picotti 37138 Verona VR - Eventi passati – La famiglia Picotti www.famigliapicotti.it › eventi-passati Nel 1762 nasce a Nonta di Socchieve, nell’alta Carnia, provincia di Udine , Giovanni Battista Picotti, che ha 14 figli; il quattordicesimo è Vincenzo, nato nel 1820 a San Martino di Campagna, ora provincia di Pordenone L: 0LD: 0I: 19Rank: 4 Mappa di Pisa - Via Giovanni Battista Picotti, 16 - CAP 56124 .- Marco Picotti, Nini-Bonazzi - : Biografia, Docente, Famiglia-Picotti, Giovanni-Battista-Picotti, GiovanniBattistaPicotti, in-memoriam, Marco Picotti, Nini-Bonazzi, Picotti, Pisa, Professore, ricordo, storia, storico, Università, Verona Ubicazione: Via Giovanni Battista Picotti 37138 Verona VR Sisi Bonazzi, ricordi, lettere, pensieri. In memoriam. Storia della famiglia Bonazzi allargata anche ai parenti e agli avi di Verona - -- Picòtti, Giovanni Battista su treccani Enciclopedia on line Picòtti, Giovanni Battista. - Storico italiano (Verona 1878 - Pisa 1970); prof. (1925) nell'univ. di Cagliari, e subito dopo nell'univ. di Pisa, di storia medievale e moderna. Tra le sue opere: I Caminesi e la loro signoria in Treviso (1905); La dieta di Mantova e la politica dei Veneziani (1912); La giovinezza di Leone X (1928); e numerosi saggi, tra i quali, oltre a quelli raccolti nei volumi Ricerche umanistiche (1955) e Scritti vari di storia pisana e toscana (1968), si ricordano: Osservazioni sulla datazione dei documenti privati pisani nell'alto medio evo, con uno studio sulla cronologia dei vescovi pisani del sec. IX (1966); Osservazioni sui caratteri delle signorie italiane (1968).


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